Località di partenza: Stazione di arrivo funicolare “Righi” (GE)
Ascesa: 610 mt
Distanza: 11.10 km
data escursione: 13 aprile 2019
Ad anello: si
Scala delle difficoltà escursionistiche:
GRADO CAI (Club Alpino Italiano) T (Turistico) – Itinerario relativamente breve, senza particolari difficoltà su percorso pianeggiante o con pendenze non eccessive, ben segnato, senza problemi di orientamento
GRADO CAS (Club Alpino Svizzero) T1 – Escursione – Sentiero ben tracciato, pianeggiante o poco inclinato, senza pericolo di cadute esposte
ACCESSO IN AUTO E LOCALITA’ DI PARTENZA:
Utilizzando i mezzi pubblici partendo dalla stazione Piazza Principe si imbocca Via Balbi, si continua su piazza della Nunziata e si raggiunge Largo della Zecca dove si trova l’ingresso alla funicolare. Una volta giunti alla stazione di arrivo della funicolare si seguono le indicazioni per il Forte Sperone.
NOTA PERSONALE: Una escursione “fuori porta” che permette di attraversare e percorrere il tracciato delle fortificazioni ottocentesche sulle alture immediatamente a ridosso della città. Partendo dal Forte Sperone, dopo una breve deviazione al Forte Begato, si può completare un percorso ad anello, dopo il Forte Diamante, raggiungendo la stazione Campi e raggiungere Piazza Manin a Genova con il trenino storico di Casella. (www.ferroviagenovacasella.it)
ITINERARIO
Questo percorso attraverso i forti e le mura di Genova permette anche di sfruttare, per parte del percorso, il trenino di Casella, una ferrovia a scartamento ridotto molto caratteristica che percorre un lungo tratto montano nell’entroterra di Genova.
Stazione Trenino
Dopo aver lasciato la stazione di Piazza Principe si raggiunge, tramite via Balbi, la funicolare Zecca-Righi che permette di superare un discreto dislivello e portarsi così sul percorso che conduce verso il Forte Sperone. Si percorrono quindi le mura dello Zerbino. Lungo il percorso su manto asfaltato si incontra dapprima un piccolo OSSERVATORIO, seguono alla destra il FORTE CASTELLACCIO al cui interno é visibile la Torre Specola e subito dopo l’archivolto riconoscibile per la presenza dell’Osteria du Richettu.
Forte Castellaccio
Arrivati al bivio per il Forte Sperone si mantiene la sinistra per raggiungere il Forte Begato. Da qui tramite una sterrata si raggiunge il Forte Sperone per poi raggiungere, tramite sentiero segnato, prima il Forte Puin, poi passando dove sorgeva il Forte Fratello Maggiore, si raggiunge il Forte Fratello Minore. Ritornando sui nostri passi, scesi dalla sommità del Fratello Maggiore, si scende lungo un sentiero che conduce, dopo una serie di ripidi tornanti, allo splendido Forte Diamante.
Particolare Forte Diamante
Da questa splendida postazione si ci rivolge al mare e alla vista spettacolare delle fortificazioni che abbiamo appena superato. Attraverso una ripida discesa si raggiunge la stazione Campi da dove si può salire sul trenino di Casella e raggiungere Piazza Manin. Raggiunta Genova, tramite i mezzi pubblici o una breve traversata della città si possono raggiungere facilmente entrambe le stazioni ferroviarie di Brignole e di Principe.
Forte Diamante
FORTE BEGATO è un’opera fortificata compresa nelle “Mura Nuove” a difesa della città di Genova, costruita su un vasto pianoro lungo il ramo della cinta difensiva che dal Forte Sperone scendeva lungo il crinale della Val Polcevera.
Prende il nome dal sottostante abitato di Begato, frazione del quartiere genovese di Rivarolo, sul versante esterno delle mura.
Il Forte Begato è costituito da una grande caserma quadrangolare, strutturata in parte su due piani e in parte su tre, con quattro bastioni agli angoli ed un cortile centrale.
La struttura ospitava una guarnigione di 340 soldati, che potevano arrivare ad oltre 800 in caso di necessità. La dotazione d’artiglieria comprendeva 14 cannoni di varie dimensioni
Il pianoro sul quale sorge il forte fu compreso all’interno della cinta muraria seicentesca. Nel 1818 il governo sabaudo su questo sito fece costruire la caserma, i cui lavori di costruzione si protrassero fino al 1830. Tra il 1832 e il 1836 fu completato il recinto bastionato che si affaccia sull’attuale strada, isolando il complesso dalla città.
Durante la prima guerra mondiale nel forte furono imprigionati i prigionieri di guerra austriaci impiegati nelle opere di rimboschimento del monte Peralto.
Durante la seconda guerra mondiale vi furono approntate delle postazioni contraeree. Nel 1941 un bombardamento aereo inglese distrusse completamente uno dei quattro bastioni. Dopo l’8 settembre 1943 il forte fu occupato dalle truppe tedesche, che lo tennero fino alla fine del conflitto.
Nel dopoguerra, prima di essere dismesso definitivamente, fu ancora utilizzato dall’esercito come deposito.
È stato restaurato, in quanto il forte avrebbe dovuto essere la sede per associazioni di ex-combattenti e adibito a museo, ma problemi burocratici e decisionali hanno portato alla dismissione di qualsiasi attività. Il forte è chiuso al pubblico, e nonostante il suo interesse storico e architettonico, e la costosa opera di restauro, il forte è lasciato a sé stesso. Il giorno 8 ottobre 2015, il Forte è ufficialmente passato di proprietà, dal Demanio Pubblico al Comune di Genova.
Forte Begato
FORTE SPERONE è un’opera fortificata compresa nelle “Mura Nuove” a difesa della città, costruita sulla cima del monte Peralto (m 489), nel punto d’incontro dei due rami della cinta difensiva. Proprio l’unione delle due mura, quella sul versante della Val Polcevera e quella sul versante della Val Bisagno, dà luogo ad un particolare bastione angolare, la cui forma assomiglia alla prua di una nave, dal quale deriva il nome del forte.
Forte Sperone ha una struttura complessa, su tre distinti livelli ad altitudini diverse. Il primo livello, quello in cui si apre l’ingresso principale, ospita magazzini, locali di servizio e cisterne; al secondo livello vi erano gli uffici e le camere per ufficiali e graduati, al terzo gli alloggiamenti per i soldati. La struttura ospitava una guarnigione di circa 300 soldati, che potevano arrivare a 900 in caso di necessità. L’importanza del forte era testimoniato dalla consistenza dei suoi pezzi d’artiglieria: 18 cannoni di varie dimensioni, nove obici e numerosi pezzi di dimensioni minori.
La presenza sulla cima del monte o nei suoi pressi di una fortezza ghibellina, costruita inizialmente in legno e poi di pietre, chiamata “Bastia del Peralto”, è documentata dal 1319. Nel 1530 il Senato della Repubblica di Genova, stanziò la somma di 7.400 lire per la sua ricostruzione.
Questa costruzione fu probabilmente inglobata nelle Mura Nuove all’epoca della loro costruzione (1629-1633). Durante l’assedio austriaco del 1747, nel punto d’unione delle mura fu eretta una struttura sopraelevata rispetto alle mura stesse, per aumentare la potenza di fuoco del bastione. Dopo la fine della guerra iniziò la costruzione del forte vero e proprio: con progressivi ampliamenti, protrattisi fino al 1830, la struttura andò assumendo l’aspetto che ancora oggi possiamo osservare.
Nel 1823 un’apposita commissione preparò lo studio per un progetto, mai realizzato (probabilmente a causa dei costi altissimi che avrebbe comportato), per integrare in un’unica cittadella le tre fortificazioni del Peralto (Castellaccio, Sperone e Begato).
Dopo la dismissione delle fortificazioni genovesi, decisa nel 1914, durante la prima guerra mondiale nel forte furono ospitati prigionieri di guerra croati e serbi. Nel 1918 il carcere passò sotto la responsabilità di Francesco Calì che era stato calciatore e primo capitano della squadra nazionale italiana di calcio.
Dal 1958 al 1981 fu utilizzato come caserma della Guardia di Finanza, e successivamente preso in consegna dal Comune di Genova, che vi ha organizzato manifestazioni culturali nel periodo estivo.
Forte Sperone
Il FORTE PUIN è il primo dei forti fuori le Mura che si incontrano dirigendosi verso nord, dopo essersi lasciati alle spalle Forte Sperone, che in passato rappresentava il limite nord della cinta muraria a protezione della città di Genova. A nord del monte Peralto, proseguendo lungo la dorsale che divide la val Bisagno e la val Polcevera sono presenti alcune fortificazioni isolate che traggono origine dalle fortificazioni campali allestite nel 1747, per fronteggiare le truppe austriache durante la Guerra di successione austriaca, nei punti in cui erano posizionate delle ridotte.
Il nome del forte deriva dalla settecentesca “Baracca di Puin”, situata pressappoco più sotto dove oggi troviamo il ristorante Ostaja de Baracche, “delle baracche” appunto.
Forte Puin
Secondo alcune fonti, la costruzione su colle Puin di una torre a pianta quadrata, costruita come caposaldo sulla contingente di forte Sperone. risale al periodo napoleonico. In realtà, la realizzazione di Forte Puìn fu ideata nel 1815 dagli ingegneri del Corpo Reale del Genio Sardo, con lo scopo, come quello delle altre due opere permanenti progettate (Forte Fratello Minore e Forte Fratello Maggiore), di riempire il vuoto nel crinale tra lo Sperone e il Forte Diamante. I lavori iniziarono nel 1815, con la costruzione della torre centrale, mentre tre anni dopo fu iniziata la cinta di protezione attorno completata nel 1828. I lavori terminarono nel 1830, ed intorno a metà Ottocento l’opera disponeva di due cannoni campali da 8 pollici, due obici lunghi, due petrieri e quattro cannoncini. La torre, a pianta rettangolare, poteva ospitare una guarnigione fissa di 28 soldati, a cui in caso di necessità se ne potevano aggiungere 45 da sistemare “paglia a terra”.
Il forte venne poi abbandonato nell’ultimo decennio dell’Ottocento, e “radiato” dalle liste militari del 1908. Dopo un lungo periodo di abbandono, nel 1963 il forte fu chiesto in concessione dal privato dott. Fausto Parodi, che dopo averlo restaurato a proprie spese, vi abitò per circa vent’anni.
Oggi il forte dopo gli interventi degli anni ’60 e dopo piccoli interventi da parte del Comune di Genova, è in buone condizioni, ma al momento non è visitabile.
Il complesso consiste in una torre centrale a due piani con tre piccoli magazzini sotterranei raggiungibili da una scalinata, l’accesso all’interno era possibile passando un ponte levatoio che consentiva il passaggio oltre il fossato di protezione.
Tramite una breve scalinata si entra nella torre, dove al piano terra troviamo due locali con cucinino, la scala di servizio poi oltre a condurre verso i magazzini sotterranei, porta al secondo piano composto originariamente da due vani.
Il restauro degli anni sessanta ha prodotto alcune modifiche concretizzate con l’innalzamento di una tramezza per ricavare nel vano nord due locali, la collocazione di nuove inferriate al posto di quelle originarie asportate negli anni, e la realizzazione dei servizi igienici.
L’accesso alla copertura della torre è possibile tramite una ripida scala, che conduce alla terrazza di copertura leggermente in declivio per facilitare l’evacuazione delle acque piovane verso un canale che alimentava la cisterna dell’acqua.
Le caditoie sono attualmente provviste di grate grazie all’intervento del comune, l’originario pavimento in mattoni, negli anni sessanta fu fatto piastrellare e successivamente ristrutturato sempre dal comune di Genova.
FORTE FRATELLO MINORE ( il FORTE FRATELLO MAGGIORE è stato demolito negli anni trenta del Novecento sorgeva a circa 650 m slm sulla cima più alta del monte dei “Due Fratelli”, detto anche monte di S. Michele o Monte Michel, e faceva parte delle fortificazioni a nord della cinta muraria seicentesca) è un’opera fortificata che si trova sulle alture di Bolzaneto, in Val Polcevera. Il forte, esterno alle “Mura Nuove di Genova”, sorge sulla vetta del Monte Spino (622 m slm), una delle due collinette che formano la cima del monte popolarmente chiamato “Due Fratelli” , in posizione dominante sulla Val Polcevera.
A sx Forte Fratello Minore e a destra sede del Forte Fratello Maggiore demolito
Il forte Fratello Minore fa parte di una serie di fortificazioni esterne alla cinta muraria seicentesca che comprendeva anche i forti Puin, Diamante e Fratello Maggiore. Il forte, che domina la valle del Polcevera e del suo affluente Torbella, sorge su una linea difensiva secondaria che si dirama dalla dorsale principale a poca distanza dal forte Puin.
Il Forte Fratello Minore è costituito da una torre quadrata inserita all’interno di un recinto bastionato, originariamente accessibile mediante un ponte levatoio, oggi non più esistente. Dall’ingresso una rampa, originariamente acciottolata, porta all’ingresso della torre.
Al piano terra si aprono numerose feritoie per la fucileria, che appaiono rialzate rispetto al pavimento: in caso di necessità, vi veniva posizionata una piattaforma in legno per i fucilieri, mentre normalmente il locale era completamente libero e poteva essere adibito a dormitorio. Il vano seminterrato, oggi ingombro di detriti, ospitava una riservetta (deposito munizioni). La torre ha una volta a botte di oltre 2 metri di spessore, a prova di bomba.
La struttura ospitava una guarnigione di 12 soldati, che potevano arrivare a 40 in caso di necessità.
La dotazione d’artiglieria comprendeva tre cannoni puntati verso la Val Polcevera (dei quali sono ancora visibili i resti delle piazzole), ed un altro più piccolo rivolto verso il Fratello Maggiore. Il magazzino a polvere poteva contenere 1200 kg di esplosivo.
I rilievi noti come “Due Fratelli” rivestirono un importante ruolo strategico già durante l’assedio del 1747, quando il responsabile delle fortificazioni della Repubblica di Genova, il maresciallo De Sicre, vi fece collocare delle postazioni d’artiglieria dei genovesi puntate verso il monte Diamante, occupato dagli austriaci. Queste postazioni erano protette da una linea trincerata, dalla quale si diramavano altre trincee di sbarramento (delle quali restano ancora oggi tracce visibili), per contrastare eventuali sortite delle truppe austriache.
Nel 1780 gli ingegneri militari della Repubblica di Genova ipotizzarono la costruzione su questi colli di una struttura difensiva permanente, ma all’epoca la proposta non ebbe alcun seguito.
Durante l’assedio del 1800 la zona fu nuovamente teatro di violenti combattimenti tra Francesi e Austriaci, culminati con la battaglia del 30 aprile, quando le truppe francesi del generale Nicolas Soult conquistarono definitivamente queste postazioni; in questi combattimenti rimase ferito Ugo Foscolo, che si era arruolato nella Guardia Nazionale francese
La costruzione di fortilizi permanenti, riproposta dai Francesi durante la dominazione napoleonica ma ancora una volta non attuata, fu poi ripresa dal Genio Militare Sardo dopo l’annessione della Repubblica Ligure napoleonica al Regno di Sardegna, decisa dal Congresso di Vienna nel 1814.
Il forte Fratello Minore fu costruito a partire dal 1816 e inizialmente, come il Fratello Maggiore e il Puin, era costituito da una semplice torre quadrata. Solo nel 1830 fu decisa l’aggiunta del recinto bastionato.
Alla fine dell’Ottocento il forte, ritenuto non più strategico dalle autorità militari, fu abbandonato, per essere poi utilizzato, durante la seconda guerra mondiale come alloggio del responsabile della postazione contraerea posizionata sui ruderi del “Fratello Maggiore”.
Attualmente abbandonato, è liberamente accessibile ma in condizioni di degrado.
Fratello minore
FORTE DIAMANTE (624 s.l.m.), posizionato sulle alture tra la Val Polcevera e la Val Bisagno, prende il nome dal monte su cui è stato eretto tra il 1756 e il 1758 su proposta dell’ingegnere Jacques De Sicre, a presidio della posizione dominante terminale della dorsale che si sviluppa a nord dello Sperone. La sua funzione era, insieme ai forti Fratello Maggiore, Fratello Minore e Puin, quella di proteggere lo Sperone (una dei tre settori vulnerabili delle Mura Nuove) come parte di un sistema di difesa avanzata a catena, secondo la logica del campo trincerato
Documenti che indicano la presenza in vetta al Monte Diamante, di antiche posizioni militari si hanno fin dal 1395 con la “Bastia del Pino”, di cui non si ebbero però più notizie. La postazione tornò alla ribalta durante l’assedio austriaco del 1747, quando fu costruita una piccola ridotta palizzata a forma di stella per sorvegliare le valli da eventuali incursione austriache.
Nel 1756, il Magistrato delle Fortificazioni della Repubblica, su incoraggiamento del Marchese Giacomo Filippo Durazzo, chiesero all’Ingegnere dell’Infante di Spagna, De Sicre, all’ingegner Robert de Cotte ed al Maresciallo Antonio Federico Flobert, la progettazione e la realizzazione di un Forte costruito sulla sommità del Monte Diamante.
Il 2 giugno dello stesso anno furono approvati i disegni di De Cotte, e si diede inizio ai lavori, che ebbero un periodo di sospensione a causa di dissidi sull’esproprio dei terreni su cui doveva sorgere, ma l’importanza strategica e la volontà di Durazzo (che contribuì generosamente all’edificazione del Forte), contribuirono all’ultimazione dell’opera nell’anno 1758.
Due disegni della raccolta “Mappe e Disegni” dell’Archivio di Stato di Genova risalenti alla fine del Settecento, mostrano il Forte Diamante leggermente dissimile da quello attuale; le maggiori differenze sono la presenza di un tetto a falde in tegole di ardesia a copertura della caserma interna e in alcune parti delle mura di recinzione, oltre alla mancanza della caratteristica torre semicircolare, che sarebbe stata costruita negli anni venti dell’Ottocento. La copertura, a causa dell’esposizione ventilata del forte, necessitava di continua manutenzione, quindi nel periodo Napoleonico il tetto fu sostituito da una terrazza con caditoie (La piombatoia o caditoia è una buca a forma di feritoia fatta negli sporti delle rocche, nei ballatoi delle antiche fortificazioni, nelle volte delle torri e, talvolta, anche in abitazioni private. La funzione delle piombatoie consentiva la tattica militare della difesa piombante, la quale consiste nel far cadere sul nemico assediante, oramai prossimo alle mura difensive, sia liquidi infiammabili o bollenti, sia materiali solidi come laterizi o pietre utilizzabile come ulteriore elemento difensivo)
Nella primavera del 1800 il forte, difeso dai francesi della 41ª Demi-Brigade del comandante Henri Gatien Bertrand fu al centro di un violento combattimento quando gli austriaci, guidati dal Luogotenente Generale Conte di Hohenzollern, vi avevano posto un feroce assedio; il 30 aprile gli austriaci, con un attacco fulmineo, conquistarono le allora semplici ‘ridotte’ dei “Due Fratelli” e il Conte di Hohenzollern intimò la resa al Bertrand.
Il presidio francese del Diamante (250 soldati..?) non si arrese e grazie all’intervento del generale Nicolas Jean-de-Dieu Soult, secondo del Generale in Capo la piazza di Genova (il futuro Mar.llo Andrè Massena) partito dal Forte Sperone con due colonne di fanteria di linea, gli austriaci furono ricacciati alle posizioni di partenza.
Nel 1814 con l’annessione della Liguria al Regno di Sardegna, furono approvati nuovi interventi al Forte, con l’inserimento di nuove caditoie, l’ampliamento della caserma centrale e la costruzione della torre semicircolare con all’interno una scala elicoidale, retrostante la caserma, usata per raggiungere la terrazza.
Qualche scaramuccia si registrò durante i moti popolari del 1849, ma l’ultimo fatto di rilevanza si ebbe nel 1857 quando un gruppo di rivoltosi mazziniani, tentò di occupare il forte dopo aver assassinato un sergente, ma l’azione non durò a lungo e il fallimento dei moti che contemporaneamente dovevano aver luogo in città portò alla fine dell’azione sul Diamante.
La fortificazione fu abbandonata definitivamente dal demanio militare nel 1914 e mai più utilizzata, abbandonando la struttura al degrado, salvo alcuni limitati interventi conservativi a cura del comune di Sant’Olcese nel cui territorio è compreso il forte, unico a non essere all’interno del comune di Genova. Oggi l’interno della struttura non è visitabile e chiuso al pubblico.
BIBLIOGRAFIA
- Paul Thiebault, Giornale delle Operazioni Militari e dell’Assedio di Genova, Tre saggi di Marco Vecchi, Ed. Compagnia dei Librai, 2007 Genova.
- Stefano Finauri, Forti di Genova, Servizi Editoriali, Genova, 2007, ISBN 978-88-89384-27-5
- Tarantino Stefano-Gaggero Federico-Arecco Diana, Forti di Genova e sentieri tra Nervi e Recco alta via dei monti liguri, Edizioni del Magistero, Genova.
- Roberto Badino, Forti di Genova, Sagep, Genova 1969
- Riccardo Dellepiane, Mura e fortificazioni di Genova, Nuova editrice genovese, Genova, 2008, [prima edizione 1984].
- Cappellini A., Le Fortificazioni di Genova, Ed. F.lli Pagano Editore, Genova, 1939
- Comune di Genova – Assessorato giardini e foreste, Genova. Il parco urbano delle Mura. Itinerari storico-naturalistici
La FERROVIA GENOVA-CASELLA è una linea ferroviaria a scartamento metrico che collega il centro della città di Genova con il suo entroterra, giungendo nel paese di Casella in alta valle Scrivia. Il tracciato è lungo poco più di 24 chilometri ed effettua un percorso totalmente montano attraverso le valli Bisagno, Polcevera e Scrivia.
Aperta all’esercizio nel 1929, dal 2010 è gestita dall’Azienda Mobilità e Trasporti SpA di Genova, la quale vi opera sia come impresa ferroviaria che come gestore dell’infrastruttura. La ferrovia, chiusa nel novembre 2013 a causa di cedimenti e frane lungo il percorso, è stata riaperta il 21 maggio 2016 con venti corse al giorno.
Nel 1915 i primi progetti trovano concretizzazione in una convenzione a favore della Società Ferrovie Elettriche Liguri, appositamente costituita. Il sopraggiungere della prima guerra mondiale impone uno stop ai lavori di realizzazione della linea ferroviaria, che riprenderanno solo il 26 giugno 1921 con la posa della prima pietra. L’anno successivo la società Ernesto Breda si aggiudica l’appalto per la costruzione della linea aerea, del materiale rotabile e della sottostazione elettrica. Hanno così inizio i lavori che prevedono l’adozione dello scartamento ridotto (metrico) per ridurre i costi dell’infrastruttura. Il progetto originario prevedeva uno sviluppo a “T”, con un ramo trasversale da Busalla a Torriglia con la prospettiva di una seconda fase di espansione verso il territorio piacentino, ma a causa dei mancati finanziamenti Casella diventa il capolinea. Il preesercizio sulla linea parte il 24 giugno 1929 quando una delle due locomotive a vapore impiegate nella costruzione della linea stessa effettua un viaggio prova.
Il 1º settembre 1929 si svolge l’inaugurazione ufficiale della linea, limitata a Casella Deposito, con trazione a corrente continua a 2400 V. Durante la seconda guerra mondiale la linea non subisce particolari danneggiamenti nonostante i bombardamenti che imperversano sulla città di Genova e viene utilizzata assiduamente dalle famiglie genovesi sfollate e da lavoratori che vanno in città.
La linea è una ferrovia a binario semplice a scartamento metrico. La trazione è elettrica a 3000 volt in corrente continua.
Per l’orografia dell’Appennino ligure sono tredici le gallerie presenti lungo la linea con una lunghezza che varia dai 30 m ai 150 m. Le curve seguono l’andamento delle montagne e compongono il 45% dei 24 318 m dell’intero percorso con un raggio minimo di 60 m. I ponti sovrastano piccole valli che si creano tra una cima e l’altra: sei sono lunghi dieci metri e in muratura, di cui uno da quattro arcate e gli altri da tre. Lo Scrivia è scavalcato da un viadotto a campata unica.
Le altimetrie toccate sono di 93 metri s.l.m. della stazione di Genova Piazza Manin che passa in nove chilometri ai 370 m di località Trensasco, per giungere a 410 metri di altitudine del capolinea di Casella dopo aver valicato il punto più alto del tracciato, lo spartiacque della frazione di Crocetta d’Orero, a 458 metri s.l.m. La pendenza massima è del 45‰.
Lungo il percorso, oltre ai due capolinea, sono presenti nove stazioni, dotate di binari di raddoppio, e dieci fermate a binario singolo; in tutte le località adibite al servizio viaggiatori la fermata è a richiesta (quindi se nessuno deve salire o scendere viene saltata). Di queste ultime, due risultano soppresse, mentre Vallombrosa e Liggia sono servite solo nei giorni feriali. Casella Deposito funge da deposito e da regresso, mentre l’officina è collocata a Genova Piazza Manin e la sottostazione elettrica è posta a Vicomorasso.
Gli scambi degli impianti di Torrazza e Casella Deposito vengono manovrati elettricamente mediante un sistema automatico di gestione degli itinerari denominato Apparato Centrale Automatico ad Itinerari (ACAI) derivato dall’ACEI impiegato sulle linee di Rete Ferroviaria Italiana (RFI). Sono inoltre presenti otto passaggi a livello incustoditi, quali sono azionati tramite pedali di comando disposti lungo il tracciato. La sottostazione elettrica di Vicomorasso viene controllata in remoto dalla stazione genovese.
BIBLIOGRAFIA
- Azienda Municipalizzata Trasporti, Storia del trasporto pubblico a Genova, Genova, Sagep, 1980. ISBN non esistente
- Azienda Mobilità e Trasporti, Genova. Orario Grafico estivo
- Paolo Gassani, Genova–Casella: tante cose nuove, in “I Treni Oggi” n. 14 (novembre 1981).
- Roberto Cocchi, Alessandro Muratori, Le ferrovie secondarie italiane, in Mondo ferroviario (raccolta fascicoli), 1988-1996.
- Emilio Cogorno, Viaggiando e ricordando per Genova e dintorni, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1998, ISBN978-600-08-9781-9.
- Paolo Giardelli, In treno da Genova a Casella, 2ª ed., Genova, Sagep, 1996, ISBN978-88-7058-618-3.
- Maurizio Lamponi, Claudio Serra, I Trasporti in Valpolcevera – Dalla via Postumia alla Metropolitana, Genova, Nuova Editrice Genovese, 1996.
- Francesco Ogliari, Franco Sapi, Signori, in vettura!, stampato in proprio, 1965. ISBN non esistente
- Corrado Bozzano, Roberto Pastore e Claudio Serra, Storia illustrata della Ferrovia Genova-Casella, Recco (GE), Il Geko Edizioni, 2016, ISBN978-88-9800-463-8.
Per poter scaricare la traccia devi prima Accedere o registrarti!